Jung scrisse:
“Se c’é qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi”
Fin dall’inizio della mia pratica clinica mi sono occupato di problemi legati allo sviluppo infantile, dalla nascita all’adolescenza.
Secondo Michael Fordham, che è stato un importante analista infantile junghiano, “l’analisi del bambino è possibile e non è diversa del suo equivalente per gli adulti, benché sia tecnicamente e emozionalmente più difficile.”
Per poter prendersi cura dello sviluppo psichico del bambino lo psicoterapeuta deve potergli offrire una vasta gamma di possibilità perché possa dar forma alla sua fantasia, disegnando o modellando vari materiali ad esempio. Come ho già sviluppato nella sezione dedicata alla terapia del gioco della sabbia, anche questo metodo è incluso nell’analisi infantile, poiché offre un’ampia varietà di espressione del mondo inconscio, all’interno di uno spazio ben definito e strutturato. Un’ulteriore possibilità nel trattamento del bambino è dato dalla psicoterapia attraverso il cavallo, descritta anche questa in una apposita sezione del sito.
Tutti questi approcci rientrano nella categoria delle attività espressive, all’interno delle quali è data una particolare importanza alle forme archetipiche che possono scaturire e che poi favoriscono lo sviluppo del bambino, se correttamente integrate, in un ambiente che deve infondere fiducia e sicurezza attraverso la presenza del terapeuta.
Ciò che risulta molto interessante in questo approccio analitico è che spesso il bambino dimostrerà molto spontaneamente e apertamente il suo interesse e la sua motivazione alla terapia o, al contrario, la sua opposizione e ciò permetterà di valutare quanto quel tipo di terapia e di relazione siano funzionali e consoni al bambino stesso, probabilmente segnando anche se il tempo per una terapia è propizio oppure no.
Generalmente la terapia infantile, indipendentemente dal tipo di sintomatologia manifesta (enuresi, fobie, descolarizzazione, ritiro sociale, collera, iperattività, disturbi dell’attenzione, etc) e dalla remissione che ci si aspetta, deve permettere una fluida evoluzione e un rafforzamento dell’Io, dando spazio alle immagini inconscie e agli archetipi che le sostengono. Tutto ciò, come dice Winnicott, in un “ambiente facilitante” per permettere al bambino di ritrovare un fluido e spontaneo modo di affrontare la vita. In tutto questo ovviamente la famiglia è molto importante, sia a livello della qualità degli affetti, sia dello stile di attaccamento che ha permesso si instaurasse e infine per il ruolo che ricopre nella gestione e soddisfazione dei bisogni in generale. Per tutti questi motivi, prima, durante e dopo la psicoterapia, i genitori sono sempre chiamati a interagire con il terapeuta, come alleati e portatori del senso del lavoro che si sta tracciando insieme per il benessere del bambino.